Grazie Achille2. A proposito di ” Cartavetro “

 “Non lasciarmi solo quando voglio stare solo” (Nascimbene). E’ una richiesta che ha attraversato l’ultimo periodo dell’ Autrice e che si può definire il periodo delle “Poesie del disamore”. Non è psicanalitica , la chiave di lettura della poesia, Federica ha smesso di indossare il “busto di gesso”, mantiene autonomia e libertà. Non cerca un “padre protettore” e non vuole inventare nuovi esiti estetici ai suoi componimenti. Piuttosto è un atteggiamento forte di scavo interiore, al fine di trovare unn senso reale a questa vita, che la spinge (le ragioni sono forti, visibili e pur misteriose): “Vetro
solido amorfo
cristallizzi lento
ma ferisci svelto
Vetro scartavetrato
clessidra di nodi
crudele sgraffio
di segni aggrumati”. Ma non vuole farlo da sola, perchè siamo tutti nelle medesime condizioni! Ma non si può chiedere: “Una crosta 
di cartavetro al dì
usare al bisogno
di sentirsi”.
Non appartiene alla dignità umana, non è una soluzione congrua, soprattutto NON LA VUOLE MANCO FEDERICA! L’autrice si apre in libertà si confessa senza segreti, si denuda senza compromessi, mostra le sue fragilità, quasi compiacendosi e con sfrontatezza. E trova nella poesia un senso..”Il senso” La poesia è sublimazione e quindi salvifica, la poesia è catarsi! L’autrice, estranea al gruppo che gravita attorno alla rivista ALFABETA2, sia come architettutra poetica che come temi e intuizioni, è senza dubbio tra le più significative e profonde della poesia moderna e contemporanea.